giovedì 4 febbraio 2010

Eccola la democrazia!

La censura diventa legge: approvato l'emendamento del senatore D'Alia. Internet verrà represso
I 'providers' dovranno bloccare i siti disobbedienti. Pena fino a 5 anni di reclusione: il Governo Berlusconi come la Cina e la Birmania. Intanto Mediaset chiede un risarcimento di 500milioni a Youtube

Caserta - Il 20 gennaio il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d.l. 733) e, tra gli altri, un emendamento del senatore Gianpiero D’Alia (Udc) identificato dall’articolo 50-bis: ”Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet”. Il testo diventerà l’articolo numeo 60. Il senatore Gianpiero D’Alia (Udc) non fa parte della maggioranza al Governo e ciò la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della Casta. In pratica, in base a questo emendamento, se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog a disobbedire (o a criticare?) ad una legge che ritiene ingiusta, i 'providers' dovranno bloccare il blog.

Questo provvedimento può far oscurare un sito ovunque si trovi, anche all’estero; il Ministro dell’Interno, in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può infatti disporre con proprio decreto l’interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L’attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore; la violazione di tale obbligo comporta per i provider una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000. Per i blogger è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni per l’istigazione a delinquere e per
l’apologia di reato, oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni per l’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all’odio fra le classi sociali.

Con questa legge verrebbero immediatamente ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta. In pratica il potere si sta dotando delle armi necessarie per bloccare in Italia Facebook, YouTube e 'tutti i blog', che al momento rappresentano in Italia l’unica informazione non condizionata e/o censurata. Vi ricordo che il nostro è l’unico Paese al mondo dove una 'media company' ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di risarcimento. Il nome di questa 'media company', guarda caso, è Mediaset.

Quindi il Governo interviene per l’ennesima volta, in una materia che, del tutto incidentalmente, vede coinvolta un’impresa del Presidente del Consiglio in un conflitto giudiziario e d’interessi. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l’istituzione di una Commissione contro la pirateria digitale e multimediale, che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al 'pacchetto sicurezza' di fatto rende esplicito il progetto del Governo di 'normalizzare' con leggi di repressione Internet e tutto il sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non riescono più a dominare.

Tra breve non dovremmo stupirci se la delazione verrà premiata con buoni spesa. Mentre negli USA Obama ha vinto le elezioni grazie ad Internet, in Italia il governo si ispira per quanto riguarda la libertà di stampa alla Cina e alla Birmania. Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati il blog Beppe Grillo e la rivista specializzata Punto Informatico.

Occorre dare la massima diffusione a questa notizia per cercare di svegliare le coscienze addormentate degli Italiani, perché dove non c’è libera informazione e diritto di critica il concetto di democrazia diventa un problema puramente dialettico. (da www.disinformazione.it)

A PROPOSITO DELLA FINANZA ISLAMICA.. LEGGETE QUI

Il 25 settembre 2007 Adnan Yousif, presidente dell’Unione delle Banche Arabe (Uab), ha firmato un memorandum d’intesa con l’Associazione Bancaria Italiana (Abi) per l’apertura in Italia, entro la fine del 2008, di uno sportello ispirato ai principi del Corano, in linea con quanto sta avvenendo in altri Paesi europei. È passato un anno, durante il quale si è discusso di tante problematiche legate alla presenza crescente di musulmani in Italia - apertura di moschee, matrimoni misti, studio del Corano nelle scuole, uso del velo in luoghi pubblici - ma nessuno ha seriamente approfondito i vantaggi, che avrebbero gli imprenditori e i risparmiatori italiani, se potessero rivolgersi, invece che ai soliti usurai, anche alle banche di diritto islamico. Se vogliamo davvero liberalizzare il nostro sistema finanziario, allora dovremmo aprirci a tutte le banche, non solo a quelle ispirate al modello americano.

La caratteristica più nota del sistema bancario islamico è il divieto di addebitare interessi. Il Corano (sura 2, versetto 275) vieta la riba sul denaro prestato. Il termine si riferisce non solo all’usura, cioè ad un tasso d’interesse eccessivo, ma a qualsiasi corresponsione d’interessi su mutui e depositi. Secondo la shari’ah, che è la legge islamica, soltanto il lavoro dell’uomo può giustificare l’arricchimento, sia sul piano etico che giuridico. Non è lecito percepire alcun interesse, neanche minimo, perché esso rappresenta un guadagno del creditore collegato al semplice decorrere del tempo.



L’Islam consente solo un tipo di prestito - chiamato qard-el-hassan, che letteralmente significa buon prestito - dove il prestatore non addebita alcun interesse o importo addizionale alla cifra prestata. Il creditore offre il prestito per ottenere la benedizione di Allah e si aspetta una ricompensa solo da Allah. Le risorse per questo tipo di operazione sono prelevate da un fondo di solidarietà, detto decima legale (zakat), formato dai contributi volontari che tutti i musulmani versano a favore dei poveri e che vengono gestiti dalle banche per conto delle comunità locali o dei governi. Il denaro erogato come buon prestito viene usato a scopo di consumo o per l’acquisto di beni di prima necessità.

La condanna dell’usura deriva dal fatto che la moneta è considerata unità di misura e mezzo di pagamento. Non avendo alcun valore intrinseco, non può generare altra moneta tramite il pagamento d’interessi. Il lavoro umano, lo spirito di iniziativa e il rischio insito in un’attività produttiva, sono più importanti del denaro usato per finanziarli. I giuristi musulmani considerano la moneta come capitale potenziale, piuttosto che come capitale in senso stretto, nel senso che essa diventa capitale solo quando viene investita in un’attività economica. Di conseguenza, il denaro anticipato sotto forma di prestito è considerato un debito dell’impresa e non un capitale. In quanto tale, non dà diritto ad alcun profitto. Il suo potere d’acquisto non può venire usato per creare direttamente maggiore potere d’acquisto, ma deve passare attraverso una fase intermedia che la compravendita di beni e servizi.

Partendo da questa visione della moneta, la finanza islamica si fonda sull’idea che prestatore ed utilizzatore di moneta devono spartire in ugual misura il rischio d’impresa, affinché tutta la comunità, e non soltanto una categoria di operatori economici, ne tragga beneficio. Ciò vale per fabbriche, aziende agricole, società di servizi o semplici operazioni commerciali. Tradotto in termini bancari, significa che tutti i soggetti coinvolti - il depositante, la banca, il debitore - devono dividere i rischi e i guadagni derivanti dal finanziamento di una certa attività. É il principio del profit-loss sharing, conosciuto ma scarsamente applicato nel sistema bancario occidentale, che invece obbliga il debitore a restituire l’ammontare del prestito ricevuto, insieme all’interesse imposto, indipendentemente dal successo o dal fallimento della sua impresa.

Tecnicamente la condivisione del rischio d’impresa si sostanzia in varie forme di finanziamento, di tipo associativo o partecipativo. Col murabaha la banca acquista un macchinario per conto del cliente e lo rivende al cliente stesso ad un prezzo più alto. Col mudaraba la banca investe fondi per conto del cliente e prende una percentuale sui profitti derivanti dall’investimento. I depositi bancari sono generalmente accettati in tale forma. Col musharaka la banca e il cliente costituiscono una società, o acquistano una partecipazione societaria, condividendo profitti e perdite derivanti dall’operazione.
La legge islamica proibisce anche la gharar, parola che significa incertezza, rischio, speculazione. Le parti contraenti devono essere perfettamente a conoscenza dei controvalori che sono scambiati come risultato delle loro transazioni e non possono predeterminare un profitto garantito. I cosiddetti futures - che sono promesse di futuri acquisti o vendite - sono considerati strumenti finanziari immorali, così come le transazioni finanziarie in valuta estera, perché i tassi di cambio sono determinati dai differenziali dei tassi di interesse. Molti studiosi islamici disapprovano anche l’indicizzazione del livello d’indebitamento tramite l’inflazione.

Tuttavia alcune transazioni sono considerate eccezioni al principio del gharar, come le vendite con pagamento anticipato (bai’ bithaman ajil) e il contratto di leasing (ijara). In ogni caso esistono precisi requisiti legali affinché questi contratti siano stipulati e conclusi in modo da minimizzare qualsiasi rischio. Ad esempio, nel leasing islamico - che consente alla banca di acquistare un bene per un cliente ed affittarglielo per un certo periodo, al termine del quale il cliente può acquistare il bene medesimo - la somma d’acquisto deve essere pari al totale delle rate, maggiorata soltanto della remunerazione del servizio prestato dalla banca.

Bisogna infine considerare che uno dei pilastri dell’Islam è la donazione (zakat), basata sull’idea di una purificazione della propria ricchezza tramite una parziale redistribuzione, che assume la forma di una tassa religiosa. Ad essa sono soggette le stesse banche e milioni di credenti, anche quelli emigrati. Si tratta di cifre enormi, difficili da valutare, che costituiscono un flusso ininterrotto di risorse impiegate per l’assistenza ai più bisognosi, ma anche una forma di finanziamento per la difesa e la diffusione della fede.

La prima banca islamica nacque in Egitto nel 1963, ma solo dopo la crisi petrolifera dei primi anni settanta cominciò il vero sviluppo della finanza islamica. Nel 1975 fu decisa l’istituzione di una banca pubblica, la Islamic Development Bank, con la partecipazione di 44 Paesi membri dell’Organizzazione della Conferenza Islamica (Oci), creata fin dal 1969. I principali azionisti sono l’Arabia Saudita (26%), la Libia (16%) e il Kuwait (13%). Il suo compito è quello di favorire il commercio tra nazioni musulmane, finanziare operazioni di leasing e vendite in acconto, creare fondi speciali per progetti di sviluppo.

Nello stesso anno nacque la Dubai Islamic Bank, la prima banca privata islamica, e nel 1978 fu insediata in Lussemburgo la prima banca islamica occidentale, denominata allora Islamic Banking System ed ora Islamic Financial House. Nel 1979 il Pakistan decretò l’islamizzazione di tutto il settore bancario.
Lo stesso avvenne in Sudan ed Iran nel 1983. Attualmente esistono 166 banche islamiche, che concentrano circa un 80% della raccolta in Medio Oriente ed il resto in altri Paesi musulmani, principalmente Malaysia e Indonesia. I gruppi più importanti sono quattro: Dallah Albaraka Group (Arabia Saudita), Dar al Maal al Islami Trust (Arabia Saudita), Alrahj Group (Arabia Saudita) The Islamic Investor (Kuwait).
Negli ultimi anni sono stati lanciati fondi azionari islamici che seguono criteri rigorosi nella scelta dei titoli. Sono escluse le imprese di settori immorali (bevande alcoliche, tabacco, pornografia, carne di maiale, armi), quelle che hanno un debito superiore al 33% della capitalizzazione, quelle che commerciano con Israele e quelle che praticano l’usura, cioè tutte le banche ed assicurazioni di diritto occidentale. In tutto il mondo esistono ben 144 fondi islamici che distribuiscono utili crescenti sotto forma di obbligazioni (sukuk) che, a differenza dei bond occidentali, non pagano interesse in senso stretto, ma sono cedole rappresentative di quote di profitti legate alle attività delle imprese selezionate.

Il primo sukuk fu emesso nel 1990. Dieci anni dopo avvenne la seconda emissione, solo 3 sukuk per 336 milioni di dollari. Nel 2003 sono aumentati a 37 per un ammontare di 5,7 miliardi di dollari. Nel 2006 sono stati emessi ben 199 sukuk, per oltre 27 miliardi di dollari, altri 206 nel 2007 per quasi 47 miliardi di dollari, ed infine 44 nel 2008 per altri 2,4 miliardi. La finanza islamica non ha risentito della recente crisi dei mutui subprime americani. Essendo vietati il prestito ad interesse e la commercializzazione dei debiti, gli investitori musulmani non corrono il rischio di acquistare prodotti complessi, come le famigerate collaterized debt obligations, che hanno scatenato la crisi.

L’autorevole agenzia di rating Moody’s stima che gli asset delle banche islamiche, in un solo anno, sono aumentati del 20% raggiungendo quota 500 miliardi di dollari. Parallelamente sottolinea i rischi legati alla credenza che tali istituti servano a finanziare il terrorismo internazionale. Evidentemente il sistema usuraio occidentale non ha altra strategia per arrestare l’avanzata delle banche di Allah se non alimentare questa credenza e fomentare il cosiddetto scontro di civiltà, col fantasma di Bin Laden che periodicamente appare per pronunciare rivendicazioni e minacce.

Per gli italiani, che non sono musulmani ma sono stanchi di subire il potere usuraio, l’attrattiva della finanza islamica si spiega soprattutto in rapporto alle disfunzioni della finanza globale. Ciò vale soprattutto per il Mezzogiorno, il cui divario rispetto alle regioni del Nord, si misura anche in termini di costo del denaro. Ma in generale, è tutta l’economia italiana ad essere ostaggio di un sistema bancario che privilegia i profitti dei creatori di moneta, cioè le banche, rispetto ai bisogni degli utilizzatori di moneta, cioè imprese e famiglie.

La banca senza banchieri. Questo è il cardine del socialismo islamico. Nel capitalismo occidentale esiste invece un conflitto strutturale tra imprese bancarie, che producono moneta dal nulla e lucrano sul tempo, ed imprese industriali e commerciali, che faticano a produrre lavoro perché schiacciate da interessi e garanzie vessatorie imposte dall’usurocrazia globale. Sarebbe riduttivo considerarlo un conflitto interno alla classe capitalista, poichè esso rappresenta la vera lotta di classe: lavoro contro usura, imprenditori ed operai contro banchieri.

PS. VE LO VEDETE BERSCONI CHE VERSA LA ZAKAT?

E POI L'EUROPA E L'AMERICA STANNO TANTO A CRITICARE GLI STATI ISLAMICI.. MA CHE SI VERGOGNASSERO DI SE STESSI E DEL REGIME SIONISTA USURAIO CHE APPOGGIANO DA SEMPRE PER ARRICCHIRSI!

Dal blog di Paolo Franceschetti/ FINANZA ISLAMICA

Una delle questioni che mi ha sempre incuriosito, senza mai capirci un’acca, è quella dello scontro tra Islam e Occidente, questione che porta con sé problemi come la (cosiddetta) guerra al terrorismo, la questione israelo-palestinese, le guerre in Iraq, Afghanistan, Iran, ecc...

I media ci riportano continue notizie di islamici terroristi che vengono beccati dalla nostra efficientissima polizia che sventa attentati come se niente fosse. Islamici che si uccidono pur di fare la guerra agli infedeli, immolandosi solo per poi poter scopare con decine di vergini una volta morti. Insomma, dei pazzi.
Quando c’è stata l’invasione dell’Iraq, le tv ci mostravano immagini di islamici festanti che bruciavano la bandiera americana.
E poi c’è questo benedetto 11 settembre. Da una caverna dell’Afghanistan, Bin Laden, avendo in odio l’America, avrebbe organizzato un attentato alle Torri gemelle, per quale motivo non si sa. E’ un terrorista, odia l’America, questa è la spiegazione.
Poi c’è Oriana Fallaci, che con il suo “La rabbia e l’orgoglio” ci ha descritto un mondo arabo intollerante verso le donne, retrogrado, fatto di arabi che conquisteranno l’Occidente con “le pance delle nostre donne”.
E Paolo Barnard che ha scritto il libro “Perché ci odiano” spiegando il motivo dell’odio islamico verso gli occidentali.
Poi c’è la questione israelo-palestinese, con gli israeliani che rivendicano il loro diritto ad una terra, e danno degli assassini ai palestinesi, mentre dal canto loro i palestinesi dicono che sono gli israeliani gli assassini, i quali non rispettando i limiti imposti dall’ONU hanno deciso di prendersi arbitrariamente una fetta di territorio in più.

I conti che non tornano.

Ecco uno dei quadri che, a rifletterci bene, non torna. Dove si capisce che ci hanno raccontato una marea di balle.
Vediamo cosa non torna.

Primo. Non torna che tutti gli islamici ci odiano. Basta andare in giro per le città, e incontrare gli islamici, sempre gentili, premurosi, silenziosi.
L’odio c’è nelle parole di Bush, di Borghezio, di Bossi, di noi italiani. Ma raramente si sente parlare di fenomeni di intolleranza al contrario.

Poi, se ci si riflette bene, non si capisce il perché di questo odio verso gli islamici e non verso i cinesi.
E’ vero che anche i cinesi sono un popolo calmo e tranquillo, ma è anche altrettanto vero che i cinesi stanno distruggendo la nostra economia invadendoci di prodotti a basso costo, sfruttando una manodopera mal pagata e che vive in condizioni talvolta disumane sul nostro territorio.
Al contrario gli islamici aprono negozi di artigianato arabo, Kebab, pizzerie, pagando le tasse e peraltro offrendo in genere prodotti alternativi ai nostri, e non direttamente concorrenziali.
In altre parole, la sensazione è che i media spingano l’acceleratore creando un pericolo islamico inesistente, e trascurando quello cinese, che è molto nascosto, ma proprio per questo più pericoloso e subdolo di quello islamico.
Mi è rimasto impresso un documento che chiunque può trovare su internet; è l’appello della massoneria siciliana alla massoneria americana, un grido che suona quasi disperato, una richiesta di aiuto inascoltata, che mette in guardia dal pericolo cinese, non da quello islamico:

http://www.granloggiadisicilia.org/documenti/Solstizio%20d'Inverno%202007.htm

Si tratta di un documento per certi importantissimo, per la fonte da cui proviene, particolarmente attendibile, e per i contenuti.

Inoltre è evidente che l’11 settembre è stata una banale scusa per attaccare un paese che non c’entrava nulla col terrorismo, cioè l’Iraq, e che anche il problema dell’Afghanistan è una montatura, perché è chiaro a tutti che all’America non gliene frega nulla di smantellare la dittatura e far volare gli aquiloni a Kabul, ma vogliono solo imporre la loro autorità.
D’altronde, se l’Iraq era uno stato canaglia perché Saddam aveva massacrato non ricordo quanti sciiti, ci sarebbe da chiedersi perché anche la Cina non è nell’elenco, dato che è un regime totalitario che spesso ha fatto un bagno di sangue (ricordiamo Tienanmen, o il popolo Tibetano, solo per fare due esempi).
Ma la più clamorosa presa in giro, palese a chiunque abbia più di un neurone nel cervello, è quella della guerra al terrorismo.
Ricapitolando, secondo la bizzarra ricostruzione delle fonti ufficiali, siccome l’11 settembre sarebbe stato provocato da terroristi islamici, si è fatta la guerra all’Iraq e all’Afghanistan. La spiegazione è una follia, perché il terrorismo è un fenomeno interno ai singoli paesi, ed è chiaro a tutti che attaccando dei paesi mediorientali l’odio tra civiltà aumenta, anziché diminuire, e il terrorismo non può che aumentare.
Senza contare che la guerra in Iraq ha fatto oltre un milione di morti, in data di oggi; e ci vorrebbero centinaia di fatti come l’11 settembre per fare un bagno di sangue di pari portata.
La geniale mossa di dichiarare guerra all’Iraq è stata intelligente più o meno come se, per risolvere il problema del mostro di Firenze, si fosse buttata una bomba atomica su Firenze.

L’altra colossale panzana su cui per anni non ho capito un’acca è la questione israeliana, dove non si capisce se è nato prima l’uovo o la gallina, se sia vero che i palestinesi negano il diritto di Israele di avere una patria, o se sia vero che gli israeliani commettono atrocità innominabili in danno dei palestinesi.
Ad andare a fondo della questione si scopre che hanno ragione entrambi, e che il vero problema è che qualcuno, in quella zona, ha voluto creare un focolaio di guerra permanente, volendo (giustamente) dare una patria ad un popolo perseguitato terribilmente nei secoli, ma per farlo ha impiantato chirurgicamente uno Stato (quello di Israele), in zone palestinesi, senza consultare i palestinesi.
Un’altra cosa che non torna è la questione religiosa. Da noi è diffuso il concetto che gli islamici siano intolleranti e vogliano sottomettere tutto l’Occidente ma chiunque abbia un minimo di dimestichezza con le religioni mondiali capisce che questo è falso per tre ragioni.

Primo. Perché l’Islam, come religione, ha lo stesso ceppo di quella ebraica e musulmana, riconoscendo anche le figure di Gesù e della Madonna (anche se, ovviamente, per l’islamico Gesù è solo un profeta, e non il figlio di Dio perno dell’intera religione Cristiana). Peraltro essi riconoscono anche il Vangelo e la Torah come libri di ispirazione divina ed è difficile pensare che una religione che riconosce Cristo come profeta sia per forza di cose, tutta, inevitabilmente violenta e intollerante.

Secondo. Anche il Talmud in alcuni passi prescrive di uccidere i non giudei e di sottomettere il mondo al giudaismo. D’altronde anche il Cattolicesimo porta con sé una dottrina che, se interpretata male, si presta a fini di violenza e sopraffazione, e non a caso in nome del Cattolicesimo si sono commessi eccidi di intere popolazioni da far impallidire il ricordo dell’olocausto; infatti, il Cattolico è in genere convinto di essere l’unico depositario della verità, e quindi è in nome di questa convinzione che si è spesso, in passato, fatta guerra agli eretici, ed è in nome di questa convinzione (anche se non lo si dice espressamente) che si benedicono i soldati che partono per il fronte a massacrare inermi popolazioni non cattoliche, ed è sempre in nome di questa convinzione che si permette a Bush di dire che “Dio vuole la guerra all’Iraq”.

Quindi, a chi la religione, per un verso o per altro, la mastica da tempo, e ha conosciuto le intolleranze sia dei cattolici che dei buddisti, che degli atei, viene il sospetto che questa del fondamentalismo islamico sia una balla colossale.
In altre parole, viene il sospetto che è vero, ci siano alcuni pazzi che si fanno ammazzare pur di fare la guerra agli infedeli. Ma questo non significa che tutti gli islamici siano così.
D’altronde occorre riconoscere che la massoneria, che nei secoli è riuscita a realizzare il progetto dell’Unione europea e dell’ONU, trova nella cultura ebraica il suo fondamento, ma questo non significa che tutti gli ebrei vogliano dominare sugli altri popoli, e soprattutto non significa che questo sia il messaggio contenuto nella Bibbia e nei testi sacri dell’Ebraismo.

La verità è che i testi sacri delle tre religioni monoteistiche mondiali, Cristianesimo Ebraismo e Islamismo, contengono in sé anche frasi o spunti contraddittori, che possono essere mal interpretati, ma una cattiva interpretazione da parte di alcune frange estremistiche non giustifica la condanna in toto di interi popoli e di tutta la religione.
Soprattutto, come è chiaro a molti che il messaggio e la dottrina della Chiesa Cattolica NON è il messaggio di Cristo, che era un messaggio di pace e amore stravolto dalla gerarchia ecclesiastica, probabilmente lo stesso deve dirsi per la dottrina talmudica della supremazia del popolo ebraico, e per quella islamica che si richiama alla guerra santa.

Quindi la domanda, per citare Paolo Barnard, non è “perché ci odiano”. La domanda giusta, il tassello che manca, è: chi ha interesse a distruggere l’Islam, e perché?

Il tassello mancante. Il problema della finanza islamica.
La possibile risposta mi è venuta mentre, scorrendo alcune pagine del Digesto, mi è saltata agli occhi la voce “finanza islamica”. Incuriosito dal fatto che in un testo giuridico occidentale ci siano una voce sulla finanza islamica ho iniziato a leggere.
Vediamo i punti centrali della finanza islamica quali sono. E vediamo se forse non è questo il nodo centrale del problema dei rapporti tra mondo occidentale e islamico.

Capisaldi del sistema finanziario sono:

- Divieto di prestiti ad interesse. Spieghiamo che significa questo e che ricaduta ha sul sistema bancario.
1) se una banca presta soldi ad una società, lo fa acquistando in cambio una piccola quota di essa, partecipando quindi agli utili e alle perdite. Questo significa, rispetto alle nostre banche, meno rischi.
2) Se un privato vuole acquistare una casa, la banca compra la casa, e poi la cede al privato, che pagherà una quota mensile come rata di acquisto, e che verrà riscattata alla fine. Se il privato non riesce a pagare, la banca si tiene la casa, e il privato è come se avesse pagato un affitto. Ma si evitano tutte le assurdità del nostro sistema, in cui per un debito insoluto a rimetterci le penne sono spesso sia le banche che i privati, grazie al nostro assurdo sistema processuale.
In altre parole, il sistema bancario islamico fa sì che sia la banca sia il privato rischino molto meno, e siano entrambe interessate all’affare.

- Divieto di speculazioni finanziarie con strumenti finanziari rischiosi. In una parola, nel mondo islamico sono vietati i derivati, i Bond, e tutti quei prodotti che hanno provocato la crisi finanziaria occidentale, e che provocheranno il collasso della nostra economia, consegnandola in mano ai cinesi.

Detto in altre parole, la finanza islamica si basa su principi opposti rispetto a quelli su cui si basa la nostra finanza. E lo stesso quotidiano “Il sole 24 ore” ammette che con la finanza islamica non si corre il rischio di rimanere “sommersi dai debiti”.
Il sistema ha poi dei vantaggi secondari non indifferenti, come quello di facile tracciabilità del capitale, che limita la possibilità di commettere azioni palesemente illegali.
E’ ovvio inoltre, che il sistema islamico garantisce dagli abusi delle banche; in altre parole da noi capita sovente che, se una banca vuole cagionare la rovina economica di un soggetto, chieda il rientro dei capitali prestati, chiudendo l’accesso al credito e bloccando arbitrariamente i conti del debitore; con la finanza islamica questo diviene praticamente impossibile perché il debitore è anche un “socio” della banca in affari, e quindi la banca non potrebbe rovinare il debitore a meno di non rovinare se stesso.

Ora, come ben sanno alcuni partiti di estrema sinistra ed estrema destra, che hanno incluso il problema delle banche centrali tra i punti del loro programma, è il nostro sistema finanziario la chiave per capire come va il mondo. Guerre, crisi finanziaria, Unione europea, sono problemi legati da un unico comune denominatore, cioè il problema della proprietà delle banche centrali e dell’emissione del denaro (emissione lasciata in mano alle banche private, anziché agli stati, con tutte le conseguenza del caso).
Ricordiamo inoltre che la finanza internazionale è sostanzialmente in mano a poche famiglie ebraiche, Rotschild e Rockefeller sopra tutte.

Al contrario, negli stati islamici la moneta è battuta direttamente dallo Stato, essendo le banche centrali in mano allo Stato.


E’ possibile quindi che il vero problema alla radice del conflitto arabo-israeliano non sia l’odio razziale derivato da questioni religiose.
Il vero problema è invece quello finanziario, perché se i principi della finanza islamica prendessero piede nel nostro paese, sarebbero risolti molti dei problemi che affliggono i paesi europei, a partire da quello della casa. Al contrario, sarebbero tolti di mezzo proprio quei capisaldi che hanno permesso l’attuale crisi finanziaria, e il potere attuale si troverebbe privo di quegli strumenti che hanno portato allo sfascio politico, economico, e giudiziario, l’Italia attuale.
Ecco perché i nostri media continuano a proporci storie di Imam terroristi, di bombe sventate, di regimi canaglia, ma non affrontano mai il problema delle banche islamiche; perché affrontare il problema della finanza islamica significa affrontare il problema della nostra finanza.
Ed ecco perché da noi si vedono macellerie islamiche, negozi islamici, moschee, ma nessuna banca, mentre le pochissime banche che propongono strumenti di finanza islamica in realtà si limitano a proporre strumenti di finanzia italiana mascherati da prodotti islamici. Per poter aprire una banca in Italia ci vorrebbe il via libera della massoneria, ma ciò non avverrà probabilmente mai perché la cosa è troppo pericolosa per noi, in quanto se poi si permettesse anche agli italiani di accedere al sistema creditizio islamico, è probabile che queste banche avrebbero un boom, a danno delle nostre.

E tutto parte da lì. Il problema italiano, la crisi finanziaria, la mancanza di alloggi, la mafia, l’immigrazione… tutto parte da lì.
Non dalla mafia, né dai terroristi, né dai musulmani cattivi. Ma da Draghi, dalla BCE, dal Trattato di Lisbona, da Intesa-SanPaolo, dai politici. I quali vogliono la mafia, vogliono i terroristi, vogliono i musulmani cattivi, affinché non si capisca che il vero problema sono loro.


Poscritto.
Scritto questo articolo sono andato alla ricerca di altri che abbiano espresso la mia idea, cioè che il conflitto con l’Islam nasce a tavolino per ragioni finanziarie, non religiose. Riporto qui il pezzo di un intervista di Nicoletta Forcheri a Marco Saba.

SE CAPISCO BENE, LA QUESTIONE MONETARIA INFLUENZA I RAPPORTI DIPLOMATICI E LE SCELTE GEOPOLITICHE?
SI, DOBBIAMO TENER PRESENTE CHE IN QUESTO MOMENTO STIAMO ASSISTENDO A UNO SCONTRO TETTONICO TRA LA PIATTAFORMA ECONOMICO-BANCARIA OCCIDENTALE E QUELLA ISLAMICA, MENTRE LA CINA STA ALLA FINESTRA A GUARDARE E PROBABILMENTE, SGOMBRATO IL CAMPO, NASCERÀ LÌ IL PROSSIMO IMPERO ECONOMICO-BANCARIO. DA QUESTO PUNTO DI VISTA, I SUOI PARTNER NATURALI SARANNO RUSSIA E SUD-AMERICA.

IN COSA CONSISTE LO SCONTRO TETTONICO?
UFFICIALMENTE È UNO SCONTRO RELIGIOSO TRA ISLAM E OCCIDENTE MA IN REALTÀ VERTE SUL MERCATO MONETARIO E LA CONCEZIONE DI FAR BANCA. FONDAMENTALMENTE, IL SISTEMA BANCARIO OCCIDENTALE SI APPROPRIA SIA DEL CAPITALE SIA DEGLI INTERESSI MENTRE LA BANCA DELL’ISLAM SI APPROPRIA SOLO DEL CAPITALE, POICHÉ GLI INTERESSI SONO PROIBITI DALLA SHARI’A. INOLTRE UN CONCETTO CHE APPARE TANTO RIVOLUZIONARIO IN EUROPA COME QUELLO DI REDDITO DI CITTADINANZA È GIÀ IN VIGORE DA ANNI IN ALCUNI PAESI ARABI.

QUANTO CONTA IL PETRODOLLARO IN QUESTO SCONTRO?
SADDAM HUSSEIN È STATO CATTURATO E UCCISO PERCHÉ AVEVA INIZIATO A VENDERE IL PETROLIO IN CAMBIO DI EURO. IN REALTÀ PETRODOLLARO SIGNIFICA L’OBBLIGO DI ACQUISTARE IL PETROLIO IN DOLLARI, IN PARTICOLARE IN TITOLI DEL DEBITO USA, AUMENTANDONE ARTIFICIALMENTE LA DOMANDA. IL GIOCHETTO DI PRODURRE TITOLI IN ECCESSO È STATO TIRATO AL MASSIMO E LA CINA CHE STA DANDO SEGNI DI IMPAZIENZA, CON IL CONTROLLO DELLA SUA POLITICA MONETARIA STA CONQUISTANDO SFERE DI INFLUENZA IN CONCORRENZA CON L’OCCIDENTE.

SI PUÒ RIASSUMERE AFFERMANDO CHE LA TANTO VANTATA COMPETITIVITÀ DELLA CINA RISIEDE SOLO IN QUESTO?
SI, DIREI IN MODO PREVALENTE. IN REALTÀ QUESTO È IL VERO TABÙ. INFATTI, È NELL’INTERESSE DELL’ELITE OCCIDENTALE DIRE CHE I CINESI RIESCONO A FARE PREZZI BASSI PERCHÉ LAVORANO COME SCHIAVI, PER NON RIVELARE IL TRUCCO CINESE DELL’EMISSIONE MONETARIA DIRETTA SU MANDATO STATALE.
SE VOLESSIMO FARE LA STESSA COSA CHE FA LA CINA, SAREMMO IN GRADO DI PROPORRE UN MODELLO CONCORRENZIALE SICURAMENTE MIGLIORE PERCHÉ DA NOI, ALMENO IN TEORIA, ESISTE UN CONTROLLO DEMOCRATICO DELLO STATO. MA SARÀ DIFFICILE, IN ITALIA, CON L’ÉLITE ATTUALE CHE PRESENTA UN CORAGGIOGRAMMA PERFETTAMENTE PIATTO…

APPROFONDIMENTI.

ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE
HTTP://WWW.ILSOLE24ORE.COM/ART/SOLEONLINE4/FINANZA%20E%20MERCATI/2009/09/FINANZA-ISLAMICA-REGOLE.SHTML?UUID=29A819F2-A209-11DE-AEC8-0A2DBE87142A

HTTP://WWWDATA.UNIBG.IT/DATI/BACHECA/270/27323.PDF

http://www.granloggiadisicilia.org/DOCUMENTI/SOLSTIZIO%20D

http://archiviostorico.corriere.it/2009/luglio/24/mille_miliardi_della_finanza_islamica_co_9_090724019.shtml

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4413

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5050

http://www.lafinanzaislamica.it/

mercoledì 3 febbraio 2010

Dal blog di Paolo Franceschetti

Nicoletta Forcheri dal sito: cose nostre a casa nostra

http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.com/2009/09/franco-caddeo-una-scomparsa-sospetta.html

Franco Caddeo, ricercatore della verità ed esperto in scie chimiche, noto ai lettori di luogocomune, di comedonchisciotte, e di altri siti d’informazione, è disperso in mare dal 29 agosto scorso.
Egli ha preso il canotto per andare a pescare, nella sua amata Sardegna, e non è piu tornato. E’ stato ritrovato il canotto con il motore acceso, lui è sparito con tutte le sue cose, tranne gli occhiali da sole e la crema solare.
Si può dire che è scomparso senza lasciare traccia, svanito nel nulla, in una scomparsa così sospetta da fare pensare alle modalità dei rapimenti UFO.
I quali si stanno dando molto da fare ultimamente
(cfr.http://www.affaritaliani.it/cronache/estate-ufo-inchiesta40909.html)
da far pensare alla preparazione del maggiore false flags della storia dell’umanità, mentre i soliti (ig)noti ci scippano il mondo.
Scomparse, per incidente, rapimento “alieno”, cancro, infarto o finto suicido, che si ripetono sempre - guarda caso - in concomitanza della necessità di abbassare del tutto i riflettori su foschi disegni criminali di controllo totale del mondo.
E le scie chimiche, i connotati di quel disegno, ce li hanno tutti.
Come diceva qualcuno, per rendere invisibile ai più qualcosa, il migliore modo è mettercelo sotto il naso.
Solo i più sensibili, gli animi fanciulleschi, riusciranno a vedere. E Franco Caddeo era uno di loro. E così come a volte “spariscono” i grossi criminali in colletto bianco al momento della dovuta gogna mediatica, che stranamente puntualmente viene soffocata dal fragore mediatico premeditato su inezie (cfr. Jean Paul Juguet della Total, arrestato contumace), così anche le sue tracce su internet si stanno affievolendo, si fanno scarse, rare, saltuarie - che sia sulle circostanze della sua scomparsa o sulle sue argomentatissime disquisizioni in materia di scie chimiche e altro.
http://www.mydatabus.com/5z/gva.vg/shotgun61/Scie_chimiche_di_Franco_Caddeo.pdf .

Faccio quindi un appello a tutti voi per ricuperare i suoi documenti più probanti, salvarli velocemente prima che ai piani alti di Google decidano di farli sparire tutti.

Un commentatore del blog scrive poi una cosa molto interessante:

"vi scrivo questo intervento sapendo già di poter esser preso per paranoico, ma non posso farne a meno.
Ho conosciuto un giovane scienziato, che lavorava al CNR e che parlava senza problemi di tutti i modelli di conoscenza del ns universo dai tempi di Newton ad oggi (una gran capoccetta, come si addice ad un scienziato).
Ebbene, io durante il ns dialogo, ho fatto un piccolo accenno alle scie chimiche ed al loro nuovo ruolo ufficiale di"piano B contro il riscaldamento globale" (insomma l'ultima copertura del vero piano, che si cela, a mio avviso, dietro a queste scie)
Questo scienziato (tralaltro veramente simpatico e disponibile) mi ha subito eclissato ogni ipotesi di tipo "complottista", ma allo stesso tempo mi ha detto qualcosa che confermava la mia ipotesi.
Cioè disse che gli scienziati che studiano il clima e soprattutto studiano il ns pianeta dal punto di vista del suo equilibrio in quanto sistema vivente (dove noi ne siamo una parte ovviamente) e sarebbero giunti alla conclusione che con questo ritmo di crescita di popolazione e soprattutto di consumo ed uso delle risorse, tra 50 o 60 anni non sarà più sostenibile.
In poche parole, secondo la maggior parte degli scienziati che studiano ste cose siamo vicini ad un punto di non ritorno (se non già andati oltre)...
Questo vuol dire (mettendo insieme i cocci che ho nella mia testa) che un piano per la soppressione del numero della popolazione terrestre di almeno due terzi sarebbe visto come una soluzione al problema...

Mi spiego meglio, se ti dicono che tra 50 anni non avremo abbastanza cibo, perchè non avremo abbastanza risorse per poterne produrre abbastanza per sfamare tutti, questo genocidio globale potrebbe essere anche giustificato dai piani alti del potere, proprio per garantirne il LORO futuro...

È vero che questo è un modo da parlare titpico dei cosiddetti "cospirazionisti" (non mi psiace dirlo, ma anch'io mi sento parte di questa categoria), ma ciò non toglie che non possa esprimere (almeno qua)questo mio pensiero...

Uccidere lentamente con veleni (pure radioattivi) rilasciati nel cielo, che provocano il cancro nella gente, ma soprattutto curandolo con terapie CANCEROGENE come la chemio ed altro, potrebbe far parte di uno stesso medesimo disegno.

Che un semplice Blogger, possa diventare pericoloso anche per un potere (seppur occulto, ma neanche troppo) che può decidere della vita e della morte della maggior parte dei suoi abitanti (provocando guerre, eventi catastrofici e crisi finanziarie in genere) non è una cosa così assurda.

Se è vero che un numero imprecisato di navi (pare più di 130) con scorie radiottive e chimiche tossiche di vario genere sono state fatte affondare nel mediterraneo, probabilmente scatenando una reazione a catena per via osmosica da rendere tutto il mediterraneo non solo radioattivo, ma da sconsigliarne sia il nutrirsi dei sui pesci che di farci un bagno...

Cosa ci rimane da pensare? che tutto ciò possa essere accaduto o accade ancora tuttora solo per un incoscienza di quelli che compiono questo tipo di atti?
o soprattutto per la nostra NON consapevolezza (chiamiamola pure ignoranza)?

Certo che dire a se stessi che sono solo delle balle e far finta di niente, come se tutto fosse sempre uguale...
a me personalmente risulta un pò molto difficile.

scusate il disturbo, ho solo detto la mia (anzi l'ho scritta)

Un saluto

giovedì 28 gennaio 2010

Per chi insulta..

Chiunque veda questo caos, questi insulti, questi attacchi, questa rabbia dimostrata verso delle persone che, qualunque sia la verità, comunque lavorano per fare un servizio agli altri, non può non essere indotto a pensare che sotto ci sia del vero.

Se infatti venisse qualcuno a sostenere in un sito apposito che il Gran Dio di tutte le Nutelle scenderà sulla terra nel 2011 portando la Nutella a tutti i popoli, io credo che nessuno si sognerebbe di criticare, insultare, o deridere. Né tantomeno di aprire un sito solo per criticare il sostenitore della divinità della Nutella. Al massimo qualche visitatore potrebbe fare qualche commento ironico e finirebbe li.
Ci sono molti siti che sostengono tesi strampalate o che vengono considerate tali.
Viene da domandarsi il a chi si occupa di questi argomenti.

Prima però facciamo alcune considerazioni di tipo psicologico.
Una persona equilibrata raramente si scaglia con violenza contro qualcosa o qualcuno.
Scagliarsi violentemente, odiare e avere sentimenti forti, è indizio di un problema, è indizio cioè che la persona si sente colpita nel vivo.
E’ una regola base della psicologia.
Se avvicinate una persona di colore e le dite “sporco negro” avete buone possibilità di essere gonfiati di botte; se invece le dite “sporco marziano” quello vi guarderà con sufficienza.
Se avvicinate un mafioso siciliano e gli dite “sciamano della foresta amazzonica” probabilmente quello vi guarderà con stupore pensando che avete qualche rotella fuori posto; ma se gli dite “frocio” avete ottime probabilità di non vedere l’alba del giorno dopo perché in certi posti l’omosessualità è un problema.
In pratica quando voi parlate con una persona e la criticate, il fatto che questa si arrabbi è quasi sempre (salvo qualche rara eccezione) indizio che avete colto nel segno e avete individuato un suo punto debole.
La rabbia e l’odio cioè, nascono sempre da qualcosa che ci tocca profondamente.

Occorre poi considerare un altro fattore. Dedicare troppo tempo ad andare “contro” qualcosa, significa avere qualche disturbo di personalità, a meno che il fenomeno contro cui ci si scaglia abbia importanza. Essere contro la guerra ha un suo senso perchè si tratta di un male che investe la società; essere contro la povertà pure… Ma essere “contro” dei fenomeni innocui e marginali non è normale. Se infatti una persona dovesse perdere tempo a insultare tutte le persone che dicono qualcosa che non condivide, e se dovesse creare un sito contro tutto ciò che lo disturba, non basterebbe una giornata di 240 ore… Io ad esempio dovrei creare un sito contro il grande fratello, uno contro Maurizio Costanzo, uno contro Berlusconi, uno contro Sanremo, uno contro la frittura perchè fa male e poi dovrei passare il mio tempo a provocare, insultare e contestare i siti satanisti, i siti massonici, i siti frivoli e di moda, i siti di Forza Italia, i siti antibuddisti, i siti cattolici, i forum dei vari quotidiani asserviti al sistema ecc… Cioè non vivrei più.

Quindi, coloro che dedicano troppo tempo ad un fenomeno hanno qualche disturbo, oppure, nella stragrande maggioranza dei casi, sono pagati ad hoc per disturbare e impedire le reali disscussioni su certi temi.

L’atteggiamento di coloro che si scagliano contro le nostre idee è stupido per una terza ragione. E’ logico infatti che tutti quelli che cercano di informare la gente su signoraggio, scie chimiche ecc sarebbero felici di sapere che si sbagliano.Perché vorrebbe dire che il mondo è migliore di come lo vediamo.
Quindi è ovvio che noi e gli altri, a torto o a ragione, facciamo qualcosa che credono utile per la società.
Allora scagliarsi contro di noi non ha senso perché delle due l’una:
O siamo in errore, e allora bisognerebbe spiegarglielo con calma e con argomenti convincenti; nel qual caso poi saremmo tutti felici di essere in errore. Pensare che abbiamo torto dovrebbe dare anzitutto una reazione di sollievo. E in secondo luogo basterebbe lasciarci fare, perché il nostro lavoro naufragherebbe da sé, senza bisogno di tanta fatica da parte di esterni.
Oppure abbiamo ragione.
In ogni caso però l’atteggiamento di rabbia, gli insulti e le altre reazioni scomposte, co mpresa la censura, impededendo o ritardando la comprensione della verità, nuoce a tutti.
Posso dire una cosa.. mi sono sempre interessata poco di scie chimiche, di signoraggio e di potere occulto ma ho capito però, dalle varie reazioni demenziali contro tali situazioni, che sono vere.
Riprendo una frase che sentii dire da Carlo Palermo tempo fa: “mi minacciano, quindi sono sulla strada giusta”.
La reazioni esagerate contro di noi, tanto che hanno creato addirittura un sito dedicato complottismo.blogspot.com, indica che siamo sulla strada giusta.

E il sistema non può permettere che la verità venga resa nota. Il lettore potrebbe dire: “Cavolo… e se fosse vero? Sono guai per me…”
Ecco il motivo della violenza degli attacchi contro chi si occupa di questi problemi.
Il sistema deve intervenire in modo rapido ed immediato, perchè non può permettersi che il problema venga conosciuto.

Alcune considerazioni finali su Internet e sul “sistema” in cui viviamo.
Molti, privatamente e non, mi hanno chiesto di togliere i commenti di insulti ai post.
In realtà ho preferito lasciarli per un motivo che vi spiego.
La realtà virtuale, su internet, ripete gli stessi meccanismi della realtà corporale e fisica. Ci sono però due differenze non da poco. La prima è che nella realtà virtuale non ci sono grossi pericoli. Se ti minacciano, ti attaccano, ti disturbano, tutto ciò avviene solo per mezzo di parole e immagini; cioè avviene con l’utilizzo di strumenti che non possono farci del male veramente. Basta spegnere il PC e gli insulti svaniscono, le minacce non esistono. Il massimo del danno che possono provocare potrebbe essere la chiusura di un forum o di un blog (che poi riaprirebbe altrove). Ma la vita continuerebbe come al solito.
Nella realtà fisica invece ti possono uccidere, togliere beni materiali, distruggere rapporti con le persone che ami, cioè creare difficoltà reali.
La seconda differenza è la rapidità con cui i fenomeni sul web nascono e muoiono. I rapporti umani, le organizzazioni e le varie iniziative, che possono nascere sulla rete, hanno spesso una maggiore rapidità nel nascere e una maggiore rapidità nel distruggersi o essere distrutti.
Per il resto però la realtà virtuale segue gli schemi della realtà fisica. Nascono e muoiono rapporti, ci si arrabbia, ci lasciamo attrarre dalle persone, ci sentiamo più o meno sereni a seconda di una parola giusta o sbagliata, impariamo, cresciamo, evolviamo, cambiamo idea, odiamo, ci scontriamo, stringiamo amicizie…
I cosiddetti “poteri occulti” e i servizi segreti, agiscono sul web con le stesse modalità con cui agiscono nella realtà fisica, con la differenza che sul web non ci sono pericoli e tutto è più rapido. Osservare quindi come operano questi poteri sul web, può dare la misura di come essi operino anche nella realtà.
La verità è che nessuno spreca tanto tempo ed energie per qualcosa che non condivide. A meno che non abbia un interesse personale nella questione. A meno che, cioè, non sia pagato dal sistema.

Lascio quindi senza censura i post affinchè chiunque abbia tempo e voglia possa andare ad analizzarli e avere, sul web, una specie di schema dell’operato di questi poteri in ogni altro campo.
Le tecniche utilizzate sono sempre le stesse e sono state analizzate sia da Massimo Mazzucco in un recente articolo dal titolo “Manuale operativo dell’acchiappadebunker” se lo conosci lo combatti:
http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3121
sia da Antonella Randazzo in un altro articolo dal titolo “Controllori all’attacco dei controllati”, a cui rimando:
http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/03/le-false-dispute-controllori-allattacco.html

Chi avrà la pazienza di leggere tutto con attenzione ne trarrà degli spunti interessanti e potrà verificare l’applicazione pratica delle tecniche operative di cui parla Mazzucco. Il link è questo:
http://poteriocculti.mastertopforum.net/minaccia-sul-blog-decriptazione-da-parte-di-un-esperto--vt129.html

Occorre prendere le vicende del web come una specie di gioco virtuale, in cui per fortuna nessuno muore e nessuno ha problemi materiali, ricordando ai lettori e a chi è oggetto di attacco che “le parole non hanno nessun potere su di noi, se non siamo noi a darglielo”.

mercoledì 27 gennaio 2010

Il giorno della memoria. Schiariamoci le idee



Forse un giorno l'olocausto palestinese sarà EQUIPARATO ai crimini nazisti come è giusto che sia